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Ulisse acceca Polifemo

Come spesso accade, i ricordi più vividi che conserviamo, quelli che si riaccendono in alcuni momenti con forza inaspettata, sono quelli legati alla nostra infanzia. Uno dei miei ricordi più intensi riguarda la storia di Ulisse e Polifemo, storia che mi si è scolpita in mente all’età di sette anni, grazie a quel magnifico sceneggiato TV – oggi si definirebbe mini-serie – trasmesso dalla RAI nel 1968, l’”Odissea”, appunto. Ogni episodio era introdotto dai versi di Omero, recitati addirittura da Giuseppe Ungaretti (questo dice molte cose sull’inesorabile, terribile sfacelo della televisione pubblica italiana), con quella sua dizione epica e quelle sue smorfie teatrali che incutevano perfino un po’ paura.  

L’episodio di Polifemo e dello stratagemma di Ulisse per salvare sé stesso e i suoi compagni, così vividamente illustrati alla televisione, sono riusciti a scolpirsi nella mia memoria perfino più delle successive letture liceali del poema omerico, riuscendo a fare di Ulisse il mio eroe ideale. Uno di quegli eroi che rimangono indelebili.

Il pezzo mostra l’enorme, bruta testa di Polifemo diventare il terreno dell’azione di Ulisse, che trafigge con le braccia tese e quasi senza sforzo l’occhio del mitico ciclope. 

MATERIALI: Legno, rame, carta vetrata, alluminio.

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